I buoni pasto e i fringe benefit rappresentano due strumenti molto utilizzati dalle aziende italiane per aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti e migliorare il benessere generale sul luogo di lavoro. La scelta tra queste due soluzioni dipende da diversi fattori, tra cui la convenienza fiscale, la libertà di utilizzo, la flessibilità offerta al dipendente e i vincoli normativi che regolano entrambe le tipologie di benefit.
Caratteristiche e funzionamento dei buoni pasto
I buoni pasto sono dei titoli di pagamento, sia cartacei sia elettronici, che possono essere utilizzati presso ristoranti, bar, tavole calde e supermercati per acquistare cibi e bevande. Essi sono un mezzo sostitutivo del servizio mensa e rappresentano un vantaggio consistente per i lavoratori dipendenti.
- Non possono essere convertiti in denaro o ceduti a terzi, e hanno una scadenza ben definita.
- La normativa fiscale vigente prevede che i buoni pasto siano esenti da oneri previdenziali e fiscali fino a una soglia giornaliera di 4 euro per i buoni cartacei e 8 euro per quelli elettronici o digitali.
- Qualora si superi questo limite, la parte eccedente concorre alla formazione del reddito di lavoro dipendente ed è dunque soggetta a tassazione.
È importante sottolineare che i buoni pasto sono regolamentati da una disciplina fiscale a parte rispetto ai fringe benefit. Ai sensi dell’art. 51, comma 2, lettera c del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), i buoni pasto non concorrono al calcolo del limite annuo dei fringe benefit, ma hanno invece il proprio tetto giornaliero di esenzione contributiva e fiscalebuoni pasto.
Fringe benefit: cosa sono e come funzionano
I fringe benefit sono beni o servizi aggiuntivi riconosciuti ai lavoratori dalle aziende come parte della retribuzione accessoria. Rientrano in questa categoria, ad esempio: auto aziendali, smartphone, buoni carburante, polizze assicurative e anche buoni pasto, sebbene questi ultimi, come già menzionato, seguano un regime particolare.
- I fringe benefit sono disciplinati dall’articolo 51 del TUIR e prevedono per il 2025 una soglia annua di esenzione fiscale e contributiva pari a 1.000 euro (che può salire a 2.000 euro per lavoratori con figli a carico).
- Superata questa soglia, il valore dei fringe benefit eccedente è soggetto sia a contributi previdenziali sia a tassazione IRPEF.
- A differenza del welfare aziendale, i fringe benefit possono essere concessi anche singolarmente e non necessitano di accordi specifici aziendali.
I buoni pasto, pur essendo tecnicamente considerati tra i fringe benefit da alcune fonti, vengono comunque gestiti con uno specifico “contatore” separato e non incidono sulla soglia massima annuale prevista per i fringe benefit generali.
Confronto tra buoni pasto e fringe benefit in busta paga
Vantaggi fiscali
Dal punto di vista fiscale, i buoni pasto risultano generalmente più vantaggiosi rispetto ai fringe benefit o a una semplice indennità sostitutiva erogata in busta paga. Gli importi corrisposti tramite buoni pasto, entro le soglie di esenzione, non concorrono a formare reddito da lavoro dipendente, il che significa che il lavoratore non paga né contributi previdenziali né imposte su queste somme.
Per fare un esempio concreto: se un’azienda decidesse di erogare 8 euro al giorno attraverso un’indennità direttamente in busta paga, il dipendente, a causa di tassazione e contributi, si ritroverebbe con un valore netto inferiore (circa 4,92 euro). Se invece gli stessi 8 euro fossero riconosciuti tramite buoni pasto digitali, il valore netto corrisponderebbe all’intero importo iniziale, cioè 8 euro reali. Anche nel caso dei buoni pasto cartacei, il vantaggio netto si attesta comunque su un valore superiore rispetto all’indennità in busta paga, arrivando a circa 6,46 euro.
Limiti di utilizzo
Un aspetto da considerare riguarda la libertà di utilizzo.
- I buoni pasto presentano limitazioni: possono infatti essere spesi solo per generi alimentari o prestazioni di ristorazione e hanno una data di scadenza.
- I fringe benefit, invece, possono assumere forme diverse, offrendo maggiore libertà di scelta al lavoratore, che può ricevere beni e servizi più ampi.
Soglie di esenzione
Le soglie di esenzione sono uno dei criteri più importanti nella scelta:
- Buoni pasto: esenti fino a 8 euro al giorno (digitali) o 4 euro (cartacei); non concorrono al tetto annuo dei fringe benefit.
- Fringe benefit: esenti fino a un massimo annuo di 1.000 o 2.000 euro; superato questo limite, la parte eccedente viene tassata e soggetta a contribuzione.
Impatto in busta paga e convenienza economica
L’aspetto economico spesso orienta la scelta tra le due soluzioni. Ricevere l’equivalente dei buoni pasto come indennità monetaria comporta infatti una perdita di valore dovuta agli oneri fiscali e previdenziali; utilizzare il canale dei buoni pasto permette invece al lavoratore di percepire l’intero importo, con un potere d’acquisto superiore nella vita quotidiana e nelle spese alimentari.
Per tutte queste ragioni, nel 2025 i buoni pasto rappresentano una delle forme di beneficio aziendale più amate e raccomandate, specie per chi desidera ottimizzare il netto percepito in busta paga senza superare i limiti previsti dalla normativa fiscale.
In conclusione, la scelta tra buoni pasto e fringe benefit deve tener conto non solo della convenienza fiscale, ma anche delle specifiche esigenze del lavoratore e delle politiche retributive dell’azienda. Un corretto mix dei due strumenti, rispettando le soglie di esenzione e valutando la reale utilità per il lavoratore, può rappresentare la soluzione ideale per massimizzare il benessere economico senza incorrere in penalizzazioni fiscali. La valutazione finale deve sempre essere guidata da un’attenta analisi normativa e delle necessità individuali, sfruttando al meglio i vantaggi collegati alla normativa sui fringe benefit nel contesto delle politiche di welfare aziendale.