I segnali che indicano carenza di ferro: ecco come riconoscerli

Il ferro è un minerale essenziale per il benessere dell’organismo umano, fondamentale per la formazione dell’emoglobina, la proteina incaricata di trasportare l’ossigeno nel sangue. Quando i livelli di ferro si abbassano e le riserve dell’organismo diventano insufficienti, si può instaurare una condizione nota come carenza di ferro, che, se perdura nel tempo, porta spesso allo sviluppo di anemia sideropenica. Imparare a riconoscere i segnali precoci di questa carenza è fondamentale poiché, nella maggior parte dei casi, i sintomi emergono gradualmente e possono essere inizialmente poco evidenti, rendendo arduo un riconoscimento tempestivo.

Primi sintomi e segnali iniziali

I primi segnali di una carenza di ferro sono spesso aspecifici e facilmente confondibili con la conseguenza di uno stile di vita stressante o di una semplice stanchezza passeggera. Tuttavia, tra i sintomi più comuni e precoci si annoverano:

  • Spossatezza e stanchezza persistente: una delle prime manifestazioni è la sensazione costante di affaticamento e mancanza di energie, anche svolgendo attività di routine. Questo avviene perché, senza ferro a sufficienza, i tessuti non ricevono abbastanza ossigeno.
  • Pallore cutaneo: la pelle tende ad avere un aspetto più chiaro del solito, talvolta quasi “bianco come la neve”, soprattutto sul viso e sulle mucose.
  • Mani e piedi freddi: il ferro limitato compromette la circolazione periferica e il mantenimento della temperatura corporea.
  • Capelli fragili e perdita di capelli: la perdita di capelli o un indebolimento della chioma possono rappresentare un segnale precoce della carenza, così come l’indebolimento e la fragilità delle unghie.

Questi segnali, sebbene spesso sottovalutati, sono indicatori che le riserve dell’organismo cominciano a ridursi. In questa fase iniziale, il corpo cerca di compensare utilizzando le riserve di ferro immagazzinate nel fegato e nella milza.

Segnali specifici con il progredire della carenza

Se la carenza di ferro si aggrava e i depositi corporei si esauriscono, emergono sintomi più marcati e insoliti. In questa fase possono presentarsi:

  • Pelle secca, screpolature agli angoli della bocca e lingua infiammata: segnali tipici sono la presenza di cheiliti (fenditure agli angoli della bocca), sensazione di bruciore o dolore alla lingua e difficoltà di deglutizione.
  • Unghie a cucchiaio: noto anche come coilonichia, questo fenomeno si manifesta con unghie sottili e concave che si piegano verso l’alto.
  • Peculiare desiderio di sostanze non alimentari: il cosiddetto picacismo, caratterizzato dall’irrefrenabile voglia di ingerire sostanze insolite come ghiaccio, terra o amido puro.
  • Aumentata suscettibilità alle infezioni: un sistema immunitario più debole rende l’organismo più vulnerabile, soprattutto a frequenti raffreddori o infezioni del tratto respiratorio.
  • Difficoltà di concentrazione e calo delle prestazioni cognitive e fisiche: la mancanza di ossigenazione può riflettersi in problemi di attenzione, memoria e apprendimento.

Anemia sideropenica: conseguenze avanzate

Se la carenza prosegue senza un adeguato reintegro di ferro, si sviluppa l’anemia sideropenica. In questa fase i sintomi diventano più gravi e facilmente riconoscibili:

  • Affanno e difficoltà respiratorie: anche uno sforzo minimo può causare fiato corto.
  • Vertigini e tachicardia: la ridotta ossigenazione porta spesso a capogiri, battito cardiaco accelerato e, nei casi più gravi, dolore toracico o peggioramento di malattie cardiache preesistenti.
  • Interruzione del ciclo mestruale: nelle donne può verificarsi amenorrea, ovvero la sospensione delle mestruazioni.
  • Sindrome delle gambe senza riposo: chi soffre di carenza può avvertire un bisogno incontrollabile di muovere le gambe, soprattutto a riposo o durante il sonno.
  • Membrane esofagee: raramente, in casi molto avanzati, si può sviluppare una sottile membrana nell’esofago che ostacola la deglutizione.

Le cause della carenza e i soggetti a rischio

La carenza di ferro può avere diverse cause, spesso legate a un apporto insufficiente attraverso l’alimentazione, a una scarsa assorbibilità intestinale, o a perdite eccessive dovute, ad esempio, a mestruazioni abbondanti, gravidanza o sanguinamenti gastrointestinali.

I soggetti più esposti sono:

  • Donne in età fertile, soprattutto durante la gravidanza e l’allattamento.
  • Bambini e adolescenti in fase di crescita rapida.
  • Pazienti anziani, per cui l’assorbimento intestinale può essere ridotto.
  • Persone con diete restrittive, vegetariani e vegani (il ferro eme, presente nei prodotti animali, viene assorbito meglio rispetto al ferro non-eme dei vegetali).
  • Atleti e persone che praticano attività fisica intensa, soggetti a micro-lesioni e maggior dispendio di ferro.

Strumenti per la diagnosi e quando rivolgersi al medico

Quando si presenta una serie di sintomi compatibili con la carenza di ferro, è essenziale consultare un medico che prescriverà gli esami ematochimici specifici. I parametri più indicativi includono la ferritina (che indica le scorte di ferro dell’organismo), la sideremia, la capacità di legame del ferro (TIBC) e il livello di emoglobina. Una bassa ferritina spesso rappresenta il primo segno laboratoristico di una carenza, anche nei casi in cui l’emoglobina sia ancora nella norma.

L’identificazione precoce permette di correggere la carenza con modifiche nella dieta, integratori specifici e, nei casi più gravi, con trattamenti farmacologici sotto stretto controllo medico.

La consapevolezza dei segnali e sintomi della carenza di ferro rappresenta quindi il passo fondamentale per una diagnosi tempestiva e l’inizio di una terapia mirata. Prestare attenzione a un prolungato senso di stanchezza, alla fragilità dei capelli e delle unghie, alla comparsa di pallore e ai disturbi cognitivi o fisici può fare la differenza nella prevenzione delle complicanze più gravi di questa diffusa condizione carenziale.

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