L’acqua piovana rappresenta una delle soluzioni più diffuse e sostenibili per annaffiare orti, giardini e piante in vaso. Negli ultimi anni, sempre più persone hanno riscoperto questo antico metodo sia per ragioni ecologiche che per motivi pratici ed economici: raccogliere e utilizzare l’acqua piovuta dal cielo permette infatti di ridurre il consumo di acqua potabile, diminuire la bolletta e soprattutto favorire una crescita vegetale più sana. Tuttavia, spesso ci si chiede se l’acqua piovana sia davvero adatta per questa pratica e, soprattutto, se contenga calcare o altre impurità che potrebbero risultare dannose per le piante. Analizziamo a fondo tutte le caratteristiche di questa risorsa preziosa.
Caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua piovana
L’acqua piovana, appena caduta al suolo, si presenta molto pura dal punto di vista minerale. Una delle sue proprietà più importanti, soprattutto in confronto all’acqua del rubinetto, è la pressoché totale assenza di calcare. Il calcare, ovvero i carbonati di calcio e magnesio presenti spesso nell’acqua potabile fornita dagli acquedotti, tende ad accumularsi nel terreno e può provocare una progressiva alcalinizzazione del suolo, rendendo difficile l’assorbimento dei nutrienti per molte specie vegetali, soprattutto quelle cosiddette “acidofile” come ortensie, azalee, camelie e rododendri.
Utilizzare l’acqua piovana per annaffiare si traduce dunque in un importante vantaggio: non si rischia di aumentare la concentrazione di calcare nei substrati e si preserva il naturale equilibrio del terreno. Al contrario, irrigando regolarmente con acqua dura, si può assistere in breve tempo a fenomeni di clorosi fogliare e rallentamento della crescita, oltre alla formazione di antiestetiche macchie biancastre sulle foglie a causa della precipitazione dei sali di calcio sulle superfici bagnate.
Impurità e sicurezza dell’acqua piovana
Se da un lato l’acqua piovana è quasi priva di calcare, dall’altro non è automaticamente esente da impurità. Prima di utilizzarla, è fondamentale valutare come e dove viene raccolta. La pioggia trascina con sé particelle in sospensione presenti nell’atmosfera, che possono essere polveri, pollini, spore o inquinanti industriali nelle aree urbane. Inoltre, durante il suo scorrimento su tetti, grondaie e canali di raccolta, l’acqua può venire a contatto con residui organici e deposizioni di animali. Se il sistema di raccolta non viene pulito regolarmente, la qualità dell’acqua si può compromettere.
- Per ridurre il rischio di contaminazione, si consiglia di scartare i primi litri d’acqua ad ogni precipitazione, poiché questi lavano via il deposito superficiale che si è accumulato durante la siccità.
- I serbatoi di raccolta devono essere ben chiusi per limitare l’accesso di sporco, insetti o larve di zanzara e per prevenire la formazione di alghe. Soprattutto in estate occorre adottare particolari accorgimenti.
- Chi raccoglie acqua in pozzi, deve essere consapevole che possono verificarsi contaminazioni da nitrati o altre sostanze inquinanti, motivo per cui è fondamentale far analizzare l’acqua prima di impiegarla su ortaggi o altre colture alimentari.
Generalmente, per l’annaffiatura di fiori, piante ornamentali e alberi, una raccolta domestica dell’acqua piovana, condotta con attenzione, non presenta rischi significativi e risulta largamente preferibile a quella del rubinetto anche in presenza di piccole impurità.
Confronto tra acqua piovana e acqua del rubinetto
Le differenze sostanziali tra l’uso del rubinetto e quello dell’acqua piovana per l’irrigazione risiedono principalmente nella composizione chimica e nel tipo di trattamenti subiti. L’acqua potabile fornita dagli acquedotti italiani viene spesso arricchita di cloro e può presentare una durezza variabile legata alla presenza di calcare e altri sali minerali. Il cloro, pur garantendo la sicurezza microbiologica dell’acqua potabile, può essere dannoso per alcune specie vegetali poiché uccide microrganismi utili presenti nel suolo e può alterare la microflora radicale.
L’acqua piovana invece si caratterizza per:
- Bassissimo quantitativo di sali e assenza di calcare: adatta per tutte le piante, specie quelle più sensibili all’alcalinità o ai depositi minerali.
- Maggior compatibilità con la fisiologia del suolo: favorisce lo sviluppo di una microflora equilibrata, fondamentale soprattutto nei suoli coltivati a frutta, ortaggi e fiori.
- pH leggermente acido: spesso l’acqua piovana ha un pH compreso tra 5,5 e 7, più adatto rispetto a quello dell’acqua di rubinetto – soprattutto nei terreni già tendenzialmente alcalini.
Naturalmente, eventuali fattori di inquinamento atmosferico locale possono influenzare la carica di impurità presenti nell’acqua piovana, soprattutto in aree densamente urbanizzate o in prossimità di fonti di emissioni industriali. Tuttavia, nelle aree rurali o suburbane, l’acqua raccolta direttamente dopo piogge moderate è generalmente di qualità ottimale per l’irrigazione domestica.
Modalità di raccolta e utilizzo corretto
Per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi durante la raccolta e l’uso dell’acqua piovana, occorre adottare alcuni accorgimenti tecnici e pratici:
- Cisterne e serbatoi di raccolta: meglio preferire contenitori realizzati con materiali atossici, con coperchio e possibilità di drenaggio per evitare ristagni d’acqua e proliferazione di insetti.
- Installare una valvola di troppopieno per regolare il livello dell’acqua e consentire lo smaltimento sicuro dell’eccedenza in caso di piogge abbondanti.
- Predisporre periodicamente la pulizia di gronde, tubazioni e serbatoi per allontanare eventuali sedimenti, alghe o residui organici.
- Scartare i primi flussi d’acqua a ogni pioggia, poiché sono i più contaminate da particelle e impurità accumulate sulle superfici di raccolta.
- In inverno, svuotare serbatoi e cisterne se non si prevede un uso costante, per evitare danni dovuti al gelo.
Applicazioni raccomandate
L’acqua piovana è ottima per innaffiare giardini, orti, fiori, alberi da frutto e anche per piante d’appartamento, in particolare quelle più sensibili al calcare. Tuttavia, in presenza di elevati livelli di impurità o inquinanti, può essere opportuno utilizzarla solo per irrigazioni non alimentari, oppure provvedere a una semplice filtrazione prima dell’uso, soprattutto se si è in aree a elevato rischio di contaminazione.
Importanza per la sostenibilità ambientale
Adottare l’utilizzo dell’acqua piovana significa anche contribuire significativamente al risparmio della risorsa idrica, proteggere le falde e ridurre gli sprechi. È una pratica suggerita dai principali enti ambientali ed è alla base di numerosi progetti di sostenibilità urbana e agricoltura biologica.
Raccogliere e impiegare l’acqua piovana non solo non presenta il rischio di apporto di calcare, ma permette di nutrire le piante in modo più naturale, riducendo depositi minerali indesiderati e favorendo uno sviluppo armonico. Solo in casi particolari, come per piante acidofile coltivate in vasi, può essere necessario integrare con piccole quantità di calce o fertilizzanti acidi per mantenere il giusto equilibrio del substrato.
In conclusione, la scelta di utilizzare l’acqua piovana per l’irrigazione rappresenta una soluzione intelligente, sostenibile e benefica per le piante, priva di calcare e, se ben gestita, con livelli di impurità irrilevanti per la salute delle colture domestiche. Adottando le buone pratiche descritte, si possono trarre enormi vantaggi sia sul piano agronomico che ambientale.